Persone care schiacciate tra lamiere
Era qualche giorno che riflettevo su quanto commentavamo qui dal ratto...
Chi sono queste persone care?
Dove è che si nascondono?
Quando dovrebbero essere presenti e visibili?
Nel momento del bisogno (le bandiere si vedono quando tira il vento) oppure, salutariamente, davanti all'ormai banale grappa al sabor de mela verde?
Ci pensavo, ancor più verde della grappa di cui sopra, ieri sera. Poi...
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Ho contato fino a dieci.
La visione è tornata nitida, anzi.
Figlio di un falco, miracolato miope, mi scopro, a tratti, ipervedente: ognuno, arroccato su limiti, su chiusure caratteriali e non, ha glissato. Ha evitato anche la minima cura, la minima attenzione.
Vicini, lontani, amici, nemici, imbronciati e non.
Come sempre, del resto, negli ultimi mesi.
Carezze soltanto dalla mamma, dal papa', da double G e da Luli.
Grazie per aver buttato un sassetto nel mio stagno.
Stupidaggini che non costano niente...
Ma che ti danno sensazione di chi siano, in concreto, queste benedette persone care.
Ora vi racconto una favola:
SOLO UNA BACCA
Il piccolo stagno sonnecchiava perfettamente immobile nella calura estiva.
Pigramente seduto su una foglia di ninfea, un ranocchio teneva d'occhio un insetto dalle lunghe zampe che stava spensieratamente pattinando sull'acqua: presto sarebbe stato a tiro e il ranocchio ne avrebbe fatto un solo boccone, senza tanta fatica.
Poco più in là, un altro minuscolo insetto acquatico, un ditisco, guardava in modo struggente una graziosa ditisca: non aveva il coraggio di dichiararle il suo amore e si accontentava di ammirarla da lontano.
Sulla riva a pochi millimetri dall'acqua un fiore piccolissimo, quasi invisibile, stava morendo di sete. Proprio non riusciva a raggiungere l'acqua, che pure era così vicina. Le sue radici si erano esaurite nello sforzo.
Un moscerino invece stava annegando. Era finito in acqua per distrazione. Ora le sue piccole ali erano appesantite e non riusciva a risollevarsi. E l'acqua lo stava inghiottendo.
Un pruno selvatico allungava i suoi rami sullo stagno. Sulla estremità del ramo più lungo, che si spingeva quasi al centro dello stagno, una bacca scura e grinzosa, giunta a piena maturazione, si staccò e piombò nello stagno.
Si udì un "pluf!" sordo, quasi indistinto, nel gran ronzio degli insetti. Ma dal punto in cui la bacca era caduta in acqua, solenne e imperioso, come un fiore che sboccia, si allargò il primo cerchio nell'acqua. Lo seguì il secondo, il terzo, il quarto...
L'insetto dalle lunghe zampe fu carpito dalla piccola onda e messo fuori portata dalla lingua del ranocchio.
Il ditisco fu spinto verso la ditisca e la urtò: si chiesero scusa e si innamorarono.
Il primo cerchio sciabordò sulla riva e un fiotto d'acqua scura raggiunse il piccolo fiore che riprese a vivere.
Il secondo cerchio sollevò il moscerino e lo depositò su un filo d'erba della riva, dove le sue ali poterono asciugare.
Quante vite cambiate per qualche insignificante cerchio nell'acqua.
Basta poco: che ce vò? =)
Una cazzata, un cenno col capo, un sorriso, una carezza, un abbraccio...
Per far sentire le persone diversamente.
Ad ogni buon modo sfrutterò questa prima occasione che mi si è offerta su un piattino d'argento per capire tutto e (tentare di =) ) perdonare tutto.
Miiiiiii difficile miiiiiiii
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